In una società come la nostra è molto difficile trovare il proprio guru interiore (Satguru), veniamo bombardati da una miriade di incontri, proposte, seminari, guru, fiere, danze che pretendono di aiutarci a trovare il nostro equilibrio.  Così prendiamo abbagli chakrae iniziamo delle strade che non portano a nulla che vada bene; oppure ci allontanano definitivamente dalla strada che porta al cuore, dalla strada che porta alla conoscenza del Sé.

Siamo così sicuri che tutto quello di cui abbiamo bisogno debba arrivare dall’esterno, che diventa quasi impossibile pensare di trovare questa strada nel nostro interiore. Quali sono gli strumenti che lo yoga della tradizione mette a disposizione? I nostri! Dobbiamo usare al 100% il nostro corpo, la nostra mente, il nostro cuore, vale a dire la nostra voce (mantra-yoga), il nostro fisico (hatha-yoga), la mente (raja-yoga), il cuore (bhakti-yoga)….tutto ciò che si allontana da noi, ci allontana dal nostro obiettivo “la cessazione delle fluttuazioni mentali”.

Può essere divertente fare una lezione di yoga acrobatico, di kundalini-facile, di meditazione danzata, ma prendiamoli per quello che sono: degli stimoli ai nostri sensi per esprimersi. Quando il nostro intuito ci ha portato a conoscere lo yoga non l’ha fatto per una gita sensoriale, ma per intraprendere un viaggio verso la quiete.
Parole come facile, veloce, senza sforzo ed altre ci dovrebbero accendere il campanellino di allarme e far capire che sono false scorciatoie.
Ahimè! Anche queste fanno parte della nostra crescita ed è possibile che siamo solo pronti ad un approccio approssimativo, ad un assaggino superficiale, ma qui entrano in gioco e vengono in nostro aiuto gli Yama-Niyama YOGASUTRA, II, 29-32

YAMA

(Voti di astinenza/ comportamento versi gli altri)

Ahimsa - non violenza

Satya – sincerità

Asteya – onestà

Brahmacharya – continenza sensoriale

Aparigraha – non avidità nel possedere

NIYAMA

(Voti di osservanza/ comportamento verso di noi)

Shaucha – purificazione

Santosha – accontentarsi

Tapas – austerità

Svadhyaya – studio e conoscenza del sé

Ishvara-pranidhana: abbandono alla volontà divina
 

BuddhaLa nostra pratica deve iniziare da questi precetti: la non violenza su di noi (essere amorevole con noi stessi), sinceri (voglio veramente cambiare? Faccio il giusto sforzo?), onesti (non mi racconto delle bugie), non mi lascio andare al gioco dei sensi, ecc.

Questo inizio non è poi tanto facile e veloce, richiede un attento ascolto, una accoglienza della nostra persona a 360°, una accettazione completa di cosa arriva, di cosa c’è, io la chiamo la A*** di partenza che ci permette di economizzare ed evitare di disperdere energie e di avere chiaro il nostro obiettivo.

Om, Shanti

Yolanda

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