La storia dell'Aloe, come quella della maggior parte delle piante medicinali, si perde nella notte dei tempi.
I benefici effetti dell'Aloe sono conosciuti da millenni, possiamo azzardare da almeno 7000 anni, se non di più.
Una tavoletta sumerica, risalente a circa il 2000 a.C., riporterebbe le "magiche virtù" dell'Aloe: prima testimonianza scritta dell'uso terapeutico di questa specie.
Nella cultura egizia l'aloe rappresentava la pianta dell'immortalità, sia sotto l'aspetto simbolico (all'ingresso delle piramidi indicava ai faraoni il passaggio nell'aldilà) e sia sotto l'aspetto pratico, dal momento che il succo era indispensabile per il processo di mummificazione.
Lo ritenevano rimedio di lunga vita e le regine lo aggiungevano al latte nei loro bagni di bellezza.
Gli Indù la chiamavano guaritrice silenziosa, i sapienti dell'antica Cina lo soprannominarono rimedio armonioso, mentre presso le popolazioni eurasiatiche più settentrionali fu definito elisir di lunga vita.
Sono impliciti, in tutte queste denominazioni, non solo l'effettivo interesse applicativo, ma addirittura una sorta di venerazione per questa specie.
La storia leggendaria vuole che gli occidentali prendessero ufficialmente contatto con l'Aloe ai tempi di Alessandro Magno, il quale avrebbe mandato una spedizione all'isola di Socotra (Oceano Indiano) per raccogliere piante di questa specie per curare le ferite di guerra e per far recuperare le forze ai soldati. Si dice che fosse stato Aristotele a suggerirgli l'uso dell'Aloe.
Le citazioni dell'Aloe non potevano mancare nella Bibbia, se ne trovano addirittura nei vangeli.
Nella Sacra Sindone sarebbero state ritrovate tracce di Aloe.
Per poter leggere una bella e completa monografia sull'Aloe, bisogna arrivare a Dioscoride e a Plinio il Vecchio intorno al 60 d.C.
È interessante citare le molteplici proprietà terapeutiche descritte da entrambi, estremamente attuali:
"Il Succo d'Aloe è molto buono per rimarginare le ferite. Salda, dissecca, arresta le emorragie e rassoda il corpo. Purga il ventre e lo stomaco, e migliora il sonno. Preso insieme ad altre medicine, ne attenua l'attività irritante e fa che non siano nocive allo stomaco. Essiccato e polverizzato è un ottimo vulnerario, soprattutto per la cura delle ulcere ed in particolare di quelle che interessano i genitali. Impastato con miele fa passare i lividi e mitiga il prurito agli angoli degli occhi. Applicato con aceto sulle tempie e sulla fronte, elimina il dolor di testa. Arresta, infine, la caduta dei capelli e sana l'infiammazione delle gengive e le ulcere della bocca."
Nel II sec d.C. sulla scena della medicina occidentale comparve il grande Galeno. Fu considerato l'iniziatore della sperimentazione dei farmaci.
Per quanto riguarda l'uso dell'Aloe, non fa che allinearsi a quanto già detto da Dioscoride e Plinio, aggiunge che è un ottimo stomachico ("rafforza la bocca dello stomaco"); per uso esterno lo raccomanda per la cicatrizzazione delle ferite. Risolve le ulcere che con il tempo possono cronicizzare e portare a ferite vere e proprie, in particolare quelle dell'ano e dei genitali. Purga il corpo da tutti quelli umori che ai tempi di Galeno erano considerati malsani, tende, cioè, a ristabilire l'equilibrio umorale alterato.
La diffusione delle opere di Dioscoride, di Galeno e di Plinio e gli scambi culturali tra l'Occidente ed il Vicino Oriente rendono l'Aloe sempre più popolare. Non deve meravigliare, dunque, se nel Medioevo la definizione di "pianta miracolosa", così ricorrente nei monasteri (i centri culturali di allora), fosse rivolta ad identificare proprio l'Aloe.
D'altra parte, i monaci medievali erano grandi esperti di medicina e grazie a loro il segreto delle proprietà medicinali di questa pianta si è tramandato fino ai nostri giorni.
Matteo Plateario, un magister che operò nella Scuola Salernitana intorno alla metà del XII secolo, indicava anche la zona di origine dell’Aloe, definendola un succo d’erba che cresce non solo in India, ma anche in Persia, in Grecia e perfino nelle Puglie!!!!
La scoperta dell'America (1492) e la circumnavigazione dell'Africa (1497) rappresentano due tappe miliari per l'allargamento delle conoscenze botaniche. Molte specie furono prima importate in Europa od esportate in aree geografiche diverse da quelle originali. È il caso dell'Aloe Vera, oggi tornata in Europa sotto il nome di Aloe delle Barbados.
Insomma, passavano i secoli, ma l'Aloe rimaneva sulla cresta dell'onda come "remedium princeps".
Con lo sviluppo della farmacologia, nel secolo scorso, venne meglio specificata l'attività. Siamo alle soglie dello sviluppo della chimica, orientata a copiare la struttura delle molecole naturali ed a ricrearle per sintesi chimica. Contrariamente a quanto succede per molte altre specie vegetali, che dopo secoli vengono declassate dall'incalzare dei farmaci di sintesi, l'Aloe resiste nelle farmacopee e non ha ancora finito di stupire...!
Pianta di moda? Poche piante vantano un pedigree così plurimillenario e se l'uso è stato così continuo e costante presso tutte le civiltà, un motivo serio ci deve pur essere.
L'uso dell'Aloe oggi è confortato da una mole sostanziosa di letteratura scientifica che conferma le sue secolari proprietà.
Convalidate sono le applicazioni per ustioni, piaghe, cicatrici, come ben documentate sono le proprietà antinfiammatorie, antipiretiche, analgesiche, fungicide, virostatiche, batteriostatiche, emostatiche, antipruriginose, rigeneranti del tessuto cutaneo e, in modo specifico, disintossicanti.
Tutto questo è storia dei nostri giorni, appartiene ad una fitoterapia razionale che ha dignità di scienza.
"Millenni di Aloe salvaguardano la nostra salute".
Barbara